UIL Veneto: “La sanità pubblica perde pezzi, in ospedale e nel territorio. Utili i tavoli con la Regione del Veneto, va fatto anche un ragionamento sulla sanità convenzionata”

“Non solo medici e infermieri ospedalieri, ma anche i medici di famiglia alzano la bandierina bianca di resa. Ogni giorno apri un giornale e leggi di un medico che ha dato le dimissioni. Accade un po’ ovunque in Veneto, dal primario di un reparto al tecnico di radiologia o al medico ortopedico. Scappano dagli ospedali anche gli infermieri e ora, notizia di poche ore fa, anche i medici di famiglia. Oggi sul Gazzettino di Belluno, ho letto di un professionista, medico di base per l’appunto, che lavorava in Cadore e che ora ha deciso di chiudere uno dei suoi ambulatori. C’è qualcosa che non va e credo che chiunque, interrogato sul tema, non possa che concordare sul fatto che la situazione sta diventando esplosiva per la sanità pubblica. Sono utili i tavoli che stiamo facendo con la Regione del Veneto e dobbiamo continuare su questa strada, ma oggi dobbiamo fare un ragionamento che prenda in considerazione anche il ruolo che si è conquistata la sanità convenzionata”.

Il segretario regionale della UIL Veneto, Roberto Toigo, decide di intervenire sul tema della sanità in cui da mesi si sta verificando un’importante emorragia di professionisti a vari livelli.

“Sappiamo che una grossa fetta di responsabilità per quanto sta accadendo va imputata a livello nazionale, – ha detto Toigo-  ma ciò non toglie che ormai è evidente che la situazione va presa in mano, in qualche modo, per quello che si può, a livello regionale. I medici e gli scienziati ci ricordano come la popolazione stia invecchiando e questo si traduce, anche nel nostro territorio, in maggiori bisogni di salute che vanno declinati nell’ambiente ospedaliero per quanto riguarda le acuzie e nell’ambiente territoriale per le cronicità. Non possiamo, di fronte ad una popolazione sempre più longeva, far finta di nulla oppure limitarci a dire che è colpa di Roma”.  

In Veneto e nel resto d’Italia i professionisti della sanità continuano ad andarsene dal pubblico. “Nella nostra regione, fra il 2019 e il 2021, – ha ricordato Toigo – quasi 1500 medici hanno rassegnato le dimissioni su un totale di circa 7mila rimasti in servizio. Anche gli infermieri hanno deciso di arrendersi e, nello stesso arco di tempo, oltre 2mila hanno lasciato i nostri ospedali. Professionisti preziosissimi per il nostro sistema sanitario che decidono per stress, per turni massacranti, per un clima lavorativo poco sereno, per motivi economici, di abbandonare la nave del pubblico e iniziare un altro viaggio più gratificante (pensiero che viene espresso immancabilmente dai professionisti che se ne vanno) nel privato puro ma anche nel convenzionato”.

“Ed è qui che va aperta la riflessione e va iniziato un dibattito che ci deve aiutare a far cambiare la rotta per una sanità pubblica certa e sicura. – ha continuato Toigo – In Veneto la sanità è piena di eccellenze, su questo non ci sono dubbi, ma stiamo perdendo pezzi tra i professionisti. Una gran parte di loro si sposta nel convenzionato. Che significa convenzionato? Significa sempre sanità pubblica, ma qui i professionisti trovano dei vantaggi. Nel convenzionato il professionista sanitario non lavora la notte, non lavora nei festivi e viene pagato meglio. Nel convenzionato il medico non deve rinunciare alle ferie, al suo riposo perché magari mancano medici a coprire i turni, ad esempio, per motivi di malattia. Nel convenzionato il medico non è soggetto allo stress, non deve fare cento ore di fila con il rischio anche di essere aggredito dai pazienti. Ricordiamolo: al tempo del Covid-19 i sanitari erano i nostri eroi. Passata l’emergenza, purtroppo, sono divenuti protagonisti di attacchi verbali ma anche fisici, talvolta molto gravi. Detto ciò, chi può biasimarli se decidono di abbandonare questa nave per un’altra più confortevole che permetta loro un viaggio più sereno e tranquillo?”

“Per vincere la sfida – ha concluso Toigo – dobbiamo fare uno sforzo tutti insieme: da un lato, come istituzioni dobbiamo restituire la serenità e la sicurezza ai nostri professionisti, sia ospedalieri che territoriali (penso al medico di base del bellunese che ha deciso di ridurre l’attività) rivedendo l’ospedale a 360. Dall’altro lato è importante chiedere anche ai nostri professionisti di stringere i denti, di darci una mano in questa partita della sanità pubblica che segna un momento epocale in cui tutti dobbiamo fare la nostra parte”.