Giovedì prossimo, 12 settembre, a Rovigo, un convegno su Giacomo Matteotti e la sua vicinanza politica e morale con Bruno Buozzi.

“La libertà, di pensiero e di azione, di cui godiamo ampiamente oggi, è il frutto del sacrificio di persone giuste come Giacomo Matteotti e Bruno Buozzi”. Con queste parole Roberto Toigo (segretario generale Uil Veneto) annuncia la giornata che sarà dedicata al segretario del Partito Socialista Unitario, assassinato dagli squadristi fascisti il 10 giugno 1924 e al sindacalista e deputato socialista, assassinato dai nazisti il 4 giugno 1944.

Quest’anno, in concomitanza con il centenario della morte di Matteotti, sono varie le iniziative che sono state organizzate in tutta Italia e, soprattutto, a Rovigo, terra in cui nacque Matteotti e dove si trovano la sua casa d’infanzia, recentemente restaurata, e la sua tomba.

Giovedì 12 settembre, alle 14.30, sarà deposta una corona di fiori di fronte al monumento dedicato a Giacomo Matteotti.

Alle 15.00, in Peschiera Nuova (Corso del popolo 140) si terrà un convegno promosso dalla Uil Veneto – in collaborazione con la Fondazione “Bruno Buozzi” – intitolato “Giacomo Matteotti a cento anni dal suo assassinio. La vicinanza politico-morale con Bruno Buozzi” (vedi locandina allegata).

Contemporaneamente verrà inaugurata la mostra fotografica dedicata a Matteotti e alla sua vicinanza politica e morale con Buozzi (visitabile, con ingresso libero, venerdì 13, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18; sabato 14, dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19; domenica 15, dalle 10 alle 13).

“Giacomo Matteotti – ha detto Toigo – ancora oggi è ricordato come il simbolo dell’antifascismo ante litteram. Un uomo coraggioso che, pur essendo consapevole che avrebbe messo a rischio la propria vita, ha lottato fino all’ultimo per la libertà, la giustizia e la democrazia. Come Uil Veneto lo ricordiamo anche per la sua attenzione per i lavoratori. Nonostante provenisse da una famiglia borghese e benestante, infatti, dedicò la sua azione politica ai più deboli, in particolar modo ai braccianti del Polesine. La sua opposizione alle tendenze autoritarie del regime fascista gli costò la vita. Il suo esempio e il suo ricordo sono oggi quanto mai attuali”.

“Bruno Buozzi, dopo le elementari, fu costretto a lasciare gli studi.  – ha aggiunto Toigo – Cominciò da giovanissimo a lavorare come meccanico. Si trasferì a Milano in cui lavorò come operaio metallurgico. Divenne il portavoce di decine di operai, divenne sindacalista in anni in cui, esserlo, si rischiava la vita quotidianamente. Le sue mani erano segnate dal lavoro. Lottò per i diritti dei lavoratori tra i lavoratori che, in quei periodi bui in cui dominava la Dittatura, erano ridotti a schiavi, senza orari, senza ferie, senza uno stipendio adeguato. La sicurezza? Non interessava e non esisteva. Chi si ammalava, era finito. La sua famiglia era finita con lui. Sarà ucciso dai nazisti a Roma. Il suo impegno per la giustizia e per la libertà sono un monito ed un esempio anche oggi per le nuove generazioni”.