Si parla di glaciazione per indicare il calo demografico che sta interessando in maniera seria anche il Veneto. I numeri, del resto, ci fanno già tremare se solo pensiamo che, nel 2040, cioè domani, si conteranno 387mila abitanti in meno nel nostro territorio rispetto ad oggi (secondo i calcoli di Fondazione Nordest). Il motivo lo conosciamo: la popolazione invecchia e le nascite diminuiscono. La popolazione con più di 65 anni in Veneto è del 23,5%. Nel 2002, gli over 65 erano il 18,3%. Inoltre, se andiamo ancora più indietro nel tempo, nel 1992 ad esempio, scopriamo che i ventenni erano il triplo di oggi. L’invecchiamento della popolazione e la denatalità avranno importanti ripercussioni nel mondo del lavoro. Ricordo che l’invecchiamento tocca tutti, non solo i lavoratori, ma anche gli imprenditori. Molte delle nostre aziende, infatti, sono guidate da ultra sessantenni. E siamo certi che queste persone, quasi sulla soglia della pensione, abbiano voglia di investire e innovare per i 10 o 15 anni che hanno davanti? Per rispondere alla domanda facciamo un esempio, ripensando ad una recente ricerca di Ca’ Foscari che si collega a dei dati di Uil Veneto, che mostra che le aziende che operano nel settore delle auto in Veneto sono circa 180, impiegano 10mila addetti e producono un fatturato di quasi 3 miliardi di euro. Sappiamo che si sta già lavorando per l’abbandono dei motori a combustione per cui c’è già una data in cui il cambiamento si dovrà toccare con mano ed è il 2035, data che alcune case automobilistiche probabilmente decideranno di anticipare. Qualche imprenditore però non avrà voglia di affrontare questo momento che possiamo definire epocale e deciderà di abbandonare la nave prima di rischiare di inabissarsi nell’incertezza. Con uno scenario come questo è evidente che ci sia bisogno di una regia centrale che ci accompagni per mano lungo questo percorso che non è per nulla pianeggiante, anche se siamo in Veneto, e che potrebbe anche trasformarsi nella selva oscura dantesca. La trasformazione deve essere gestita e non subita. Dobbiamo pensare a non cedere ad una vocazione unica mettendo a sistema le nostre specificità: dall’occhialeria alla moda, dall’automotive al turismo, dall’agricoltura alle energie sostenibili. Dobbiamo scommettere di più sulle donne nel lavoro smettendola di farle passare come una risorsa di serie B perché le releghiamo ad angelo del focolare. La loro forza, il loro valore sono fondamentali e prima lo comprenderemo, prima ne avremo la certezza. Dobbiamo guardare all’Intelligenza Artificiale anche con occhio benevolo (non è il Diavolo in Terra se gestita con testa), proprio perché può essere una risorsa per produrre di più come lo è certamente la formazione che sforna gente specializzata e più preparata, proprio quella che sarà in grado anche di usare al meglio l’IA. Ricordo che quando ci fu la Rivoluzione industriale gli operai cominciarono a protestare distruggendo le macchine perché erano convinti che portassero via lavoro a loro. Col tempo si è compresa la loro utilità che ci ha permesso inoltre di essere ciò che siamo oggi. Forse anche con l’IA dobbiamo sforzarci a fare un ragionamento più profondo e lungimirante proprio per aiutarci a superare l’insufficienza e la mancanza di lavoratori. Una situazione che stiamo già vivendo in molti settori e che va affrontata. Il futuro, cioè, si disegna oggi: senza una visione la nostra storia finisce qui. Noi, come Uil Veneto, siamo a disposizione per progettare quel disegno giusto che ci serve per far crescere il nostro territorio e i nostri giovani.
Roberto Toigo, segretario generale Uil Veneto