di Roberto Toigo, Segretario Generale Uil Veneto
Non solo “basta” morti sul lavoro, ma anche “basta” morti sulla strada. Apro i quotidiani e ormai, quasi ogni giorno, leggo di persone investite mentre stavano attraversando la strada o ferite (o purtroppo uccise) mentre andavano in bicicletta, in moto o in auto. Il Presidente Mattarella, pochi giorni fa, in concomitanza con la tragedia di Torino in cui hanno perso la vita cinque operai, ha detto che le morti sul lavoro sono un oltraggio alla convivenza e questo oltraggio, mi sento di dire, lo è anche per chi muore sulle strade. In Veneto (rapporto Aci-Istat), nel 2022, si sono registrate 321 vittime per incidenti stradali: una strage! Chi rischia di più è il pedone, ma anche il ciclista ed il motociclista. Le cause principali degli incidenti stradali sono la distrazione, la velocità con cui si spinge il veicolo, l’uso e l’abuso di alcol e droghe. Per quanto riguarda la distrazione da cellulare, sarebbe il momento di optare per una decisione drastica: il cellulare in auto va spento. E’ ormai un dato di fatto che è uno strumento che deconcentra anche se in quel momento usi le cuffiette per telefonare. E’ tempo di aprire un dibattito e attivare un tavolo permanente sugli incidenti stradali a livello regionale: solo così potremo fare passi in avanti, concreti, e arrivare alla meta auspicata delle “zero vittime” sulle strade. Le pene sono necessarie e vanno inasprite, non c’è dubbio, ma è anche necessario lavorare maggiormente sulla prevenzione che deve tradursi in un impegno sulla cultura alla sicurezza e al rispetto della strada. Si deve continuare a scommettere sulla scuola e sui nostri ragazzi: già da piccoli devono fare attenzione quando attraversano la strada, senza farsi distrarre da altro. Fin da piccoli devono capire che la strada non è un gioco e può essere pericolosa. Devono imparare a rispettarla, ad esempio evitando di fare piroette con la bicicletta o a sfrecciare all’impazzata con il monopattino. Una cultura che va trasmessa anche col nostro esempio di adulti, con i nostri corretti stili di vita, che non si riducono solo a quello che si mangia o a quanto ci si muove, ma a come ci si comporta. Una cultura che va diffusa e alimentata nelle scuole: bisogna far passare il pensiero che il “figo” è colui che si comporta bene e non il bulletto di turno. Certo non è facile, ma se ci alleiamo tutti insieme, a vari livelli, se coinvolgiamo tutti e tutte, anche le famiglie e i loro ragazzi, se tutti insieme facciamo la nostra parte, penso che qualche buon frutto lo potremmo raccogliere. I giovani di oggi non sono poi tanto diversi dai giovani di ieri, da come eravamo noi alla loro età. Qualcuno è più scalmanato di un altro, ma alla fine la loro vitalità, se viene guidata, è positiva e ci arricchisce tutti. Ricordiamoci che anche oggi i giovani ci regalano esempi virtuosi che fanno bene alla comunità.