Sul Gazzettino di oggi l’intervento del segretario generale di UIL Veneto Roberto Toìgo sul diritto di sciopero. Ecco il documento integrale. Sul quotidiano potete trovare l’articolo.
L’intervento della consigliera comunale Cecilia Tonon pubblicato sul Gazzettino di giovedì 16 dicembre, mentre in alcune città d’Italia migliaia di persone aderivano allo sciopero generale indetto da Cgil e Uil merita una riflessione.
Proclamare uno sciopero generale non è una scelta che si compia a cuor leggero: l’ultima volta risaliva a novembre 2013, quando Cgil Cisl e Uil aveva protestato contro la legge di stabilità del governo Letta. Nel 2014 Cgil e Uil avevano chiamato i lavoratori a protestare contro il Jobs Act di Matteo Renzi (e anche quella volta la Cisl non aveva aderito).
Non si tratta quindi dell’abuso di un diritto, ma di una scelta ponderata e sofferta. Anche perché, in quel giorno, migliaia di persone rinunciano al proprio stipendio pur di esprimere il proprio pensiero, pur di evidenziare, in maniera tangibile, di non essere d’accordo con questioni che riguardano la quotidianità. Questa manovra fiscale lascia senza benefici significativi l’80% dei lavoratori. Il 26,5% dei lavoratori e dei pensionati che rientrano nel primo scaglione Irpef (che arriva fino ai 15.000 euro lordi annui) non otterrà alcun beneficio dalla modifica dell’imposta sulle persone fisiche; il 53,6%, invece, appartiene al secondo scaglione (che arriva a 28.000 euro lordi l’anno) e risparmierà 132 euro.
C’è poi il tema della precarietà, che da lavorativa si sta sempre più trasformando in esistenziale, con i nuovi lavoratori veneti assunti per oltre l’80% con contratti a tempo determinato, a chiamata, con lavoro somministrato, che non consentono di costruirsi una prospettiva di vita sicura e dignitosa.
C’è infine l’enorme problema delle crisi aziendali, che stanno falcidiando il nostro territorio, spesso per mano di multinazionali che smantellano insediamenti produttivi che hanno un mercato e produzioni di qualità, alla ricerca del massimo profitto in Paesi con costi del lavoro imparagonabili ai nostri.
Respingiamo poi l’accusa di avere leso i diritti dei cittadini, dalla mobilità all’istruzione fino alla sanità. Anche a prescindere dalle raccomandazioni della Commissione di Garanzia per gli Scioperi, Cgil e Uil avevano deciso di garantire i servizi essenziali, soprattutto in un momento di recrudescenza della pandemia, che così in negativo condiziona le nostre vite. Nel giorno dello sciopero, nelle RSA e negli ospedali c’era più gente che negli altri.
Vero è invece che non si può e non si deve permettere che sigle sindacali mai sentite, con zero iscritti, blocchino e condizionino le attività lavorative. Il criterio della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali deve diventare discriminante.
Chi contesta la nostra scelta sostiene che non è questo il momento per scioperare: noi invece crediamo che sia esattamente questa la fase per pretendere il cambiamento, perché oggi, non domani, si cominci a costruire l’Italia del post pandemia.