“Abbiamo gli ultimi due giorni di lavoro, poi gli impianti si fermeranno. Io sono qui dentro dal 1994, la mia azienda è stata due volte in amministrazione straordinaria, ci sono stati i cinesi di Wanbao, ci sono stati i fondi speculativi, ho visto di tutto. Adesso il destino di questa fabbrica e di tutti i lavoratori è nella mani di una politica che si è dimostrata assente, distante. Non sappiamo cosa succederà: ma noi non molliamo, perché il lavoro è un diritto, il lavoro è dignità”.
Massimo Busetti, delegato della UILM in ACC, si rivolge così ai quasi 300 partecipanti all’assemblea dei delegati dei metalmeccanici UILM, riunita ieri a Padova.
Al centro dell’incontro il ruolo dell’industria nella transizione ecologica. Ma i fatti di cronaca prendono il sopravvento.
“Arrivare al 2050 a emissioni zero – conferma il coordinatore regionale della UILM Carlo Biasin – vorrà dire cambiare modo di vivere e anche cambiare modo di produrre. Non saranno solo le auto a dover cambiare (da motori endotermici a motori elettrici), ma anche l’energia: le acciaierie, le fabbriche… Ma il tessuto produttivo veneto è formato per l’80% da aziende con meno di 50 dipendenti. Non hanno gli strumenti, soprattutto finanziari, per affrontare in tempi così brevi, questa transizione. E’ vero, ci sarà bisogno di nuove professionalità, ma chiudere una fonderia piena di operai con un età media tra i 40 e i 50 anni, avrà ricadute dal punto di vista sociale. Bisogna pensare a dare supporto economico alle aziende per trasformarsi e tutelare le persone che rischiano di essere espulse dal mondo del lavoro”.
“Nel bellunese – aggiunge il segretario generale di UIL Veneto Roberto Toigo – rischiamo di perdere il lavoro 800 persone nello spazio di 10 chilometri. Una volta forse sarebbe stato un po’ più facile, ma oggi che prospettive di ricollocamento abbiamo? Pensiamo forse che le risorse del PNRR risolveranno tutti i problemi? Ricordiamoci che prima della pandemia eravamo un Paese in enorme difficoltà, senza una politica industriale, senza un disegno del futuro. Il Veneto è costellato di aziende piccole, dove contano le mani dei lavoratori, la professionalità, la manifattura. E’ un tessuto che rischia di sparire e la politica, sia nazionale che regionale, ha le sue responsabilità”.
E sempre tornando alla situazione di ACC, il segretario generale della UILM nazionale Rocco Palombella ha ricordato che proprio oggi il Santo Padre ha rivolto un suo pensiero ai lavoratori dell’azienda bellunese. “E’ un gesto bellissimo. Ma ce ne saremmo aspettati altri dalla politica! Con oltre 240mila lavoratori metalmeccanici e circa 20mila imprese, il Veneto rappresenta un territorio centrale per il nostro settore e ha quindi tutte le carte in regola per vincere la sfida della transizione ecologica. Ma continuiamo a essere un Paese senza una politica industriale, che dipende dai chiari di luna degli altri Paesi. Che ti “boicottano” non facendoti arrivare le materie prime o facendotele pagare a peso d’oro. E poi, importiamo l’acciaio dall’estero e teniamo i nostri stabilimenti fermi. Così non possiamo andare avanti: dobbiamo lavorare perché il Veneto, l’Italia abbiano una prospettiva”.