Studio CSSE per conto di Uil Veneto: infortuni sul lavoro, malattie professionali, decessi sul lavoro. Dati assoluti e calcolati rispetto al numero di ore lavorate negli anni 2021-2022-2023. Quadro comparativo tra Veneto e Italia e tra Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Il presente studio contiene l’elaborazione e l’analisi degli infortuni sul lavoro, dei decessi e dei casi di malattia professionale negli anni 2021-2022-2023. La fonte dell’elaborazione dei dati è l’INAIL, con l’aggiunta dei dati ISTAT in merito alle ore lavorate nell’arco degli anni. I dati riportano l’andamento del fenomeno infortunistico, sia con indicazioni numeriche assolute, sia attraverso l’uso di indicatori di incidenza che consentono, tra l’altro, di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente, rispetto al monte ore lavorato, per dare una rappresentazione più aderente con la realtà della situazione. Nella prima parte del documento vengono confrontati i dati del Veneto con quello dell’Italia. Nella seconda parte c’è un focus che mette a confronto i dati del Veneto con le più grandi regioni del Nord: Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna.
Infortuni sul lavoro
In Veneto sono stati 70.528 nel 2021, si impennano a 84.547 nel 2022 e scendono a 69.643 nel 2023 [slide 2]. In percentuale, nel periodo 2021-2023 l’andamento segna un -1% (rispetto a un +4% a livello italiano). Il Veneto (-1%), con il Friuli-Venezia Giulia (-2%), sono le uniche regioni che nel periodo in esame registrano un calo degli infortuni sul lavoro. Crescono Lombardia (+4%), Emilia-Romagna (+2%) e Piemonte (+2%). Lo scenario cambia se si considerano non solo i numeri assoluti, ma i dati rispetto al numero di ore lavorate. Nel 2021 il numero di infortuni è del 2,018% (contro l’1,330 italiano) [slide 8], nel 2022 sale a 2,337% (contro l’1,590 italiano) e scende all’1,858% nel 2023 (rispetto all’1,293 italiano) [slide 10]. In generale, nel periodo 2021/2023, gli infortuni per ore lavorate in Veneto segnano un -8,58% contro il -2,82% italiano. E anche rispetto ai numeri assoluti, il calo è consistente: da -1% a -8,58%. In una analisi comparata con le altre regioni, il Veneto è la regione che si comporta meglio, essendo l’unica che registra un calo degli infortuni sul lavoro nel periodo 2021-2023. Tutte le altre regioni hanno il segno positivo davanti: Veneto -8,58%, Friuli-Venezia Giulia + 2,20%, Piemonte + 5,58%, Emilia-Romagna +7,82%, Lombardia +9,61%.
Malattie Professionali
Secondo la definizione che ne dà il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, una malattia professionale è “qualsiasi stato morboso che possa essere posto in rapporto causale con lo svolgimento di una qualsiasi attività lavorativa”. In Veneto sono state denunciate all’Inail 3.418 malattie professionali nel 2021, 3.915 nel 2022 e 4.633 nel 2023. Ciò vuol dire che nel periodo 2021-2023 sono salite del 36%, rispetto al 32% italiano [slide 7]. Si tratta della regione in cui l’aumento è più consistente: seguono la Lombardia (+34%), il Friuli-Venezia Giulia (+22%), l’Emilia-Romagna (+17%) e Piemonte (+13%). Anche rispetto al numero di ore lavorate, il Veneto segna una crescita delle malattie professionali: 0,097% nel 2021, 0,108 nel 2022, 0,123 nel 2023. La crescita tra il 2021 e il 2023 è del 12,46%, al di sotto della media italiana (14,68%). Ma in comparazione con le altre regioni, il Veneto è il territorio in cui crescono di meno le malattie professionali in rapporto al numero di ore lavorate: il 12,46% è il dato più basso. Risalendo nella classifica delle regioni del Nord, seguono il Piemonte (+14,61%), l’Emilia-Romagna (+19,19%), il Friuli-Venezia Giulia (+21,34) e la Lombardia (+29,74%).
Decessi sul lavoro
Il trend degli incidenti mortali – seppur con numeri assoluti ancora drammaticamente alti – è in discesa. In Veneto si sono registrati 119 decessi nel 2021, 127 nel 2022 e 101 nel 2023. Tra il 2021 e il 2022 sono aumentati del 7%, tra il 2022 e il 2023 sono calati del 20%. Nel triennio 2021-2023 il calo è del 15%. In Italia il calo è quasi doppio: -27%. Il calo di decessi in Veneto tra il 2021 e il 2023 è inferiore rispetto alle altre regioni prese in esame: -42% in Friuli-Venezia Giulia, -37% in Piemonte, -27% in Emilia-Romagna. Fa peggio solo la Lombardia, in cui il calo è del 13%. In questo caso, anche rispetto al numero di ore lavorate, il Veneto non ottiene risultati importanti: il calo di decessi è del 20,84% (contro il 31,49% dell’Italia), ma è migliore rispetto al calcolo sui dati assoluti (-20,84 contro il 15%. A parte la Lombardia, tutte le altre regioni prese in esame fanno meglio: -39,87% in Friuli-Venezia Giulia, -34,79% in Piemonte, -22,88 in Emilia-Romagna. La Lombardia si ferma a -6,92%.
Analisi e commento
La premessa – spiega il segretario generale di Uil Veneto Roberto Toigo – già richiamata nella ricerca, è che i numeri sono drammaticamente alti. Ogni infortunio sul lavoro, ogni denuncia di malattia professionale, ogni decesso, sono un richiamo a fare di più perché questi dati diminuiscano. Il senso di questo studio – e cioè di commisurare i numeri assoluti al monte ore lavorato – ci aiuta a comprendere che le azioni messe in campo dal sindacato, dalle istituzioni, dalle parti datoriali e da tutti i soggetti coinvolti. Scoprire per esempio che gli infortuni sul lavoro calano dell’8,5% invece che del 2,8 è un segnale. Così come lo è il fatto che la crescita delle malattie professionali è la più bassa tra le regioni prese in esame (e anche sotto la media italiana). Il tasto dolente è quello dei decessi sul lavoro: il calo in Veneto è ancora poco apprezzabile (-15%), quasi la metà del dato italiano. E anche rispetto alle ore lavorate, anche se il calo diventa più consistente (-20,84%), è molto più basso rispetto al dato italiano (-31,49%) e quasi la metà del calo in Friuli-Venezia Giulia (-39,87%). I protocolli siglati con la Regione Veneto e con le altre parti, quelli territoriali che hanno come capofila le Prefetture, la formazione per gli RLS e gli RLST, le assemblee, gli incontri, le manifestazioni stanno portando a dei risultati. Certo si può fare di più, potenziando queste attività, mettendo risorse nella prevenzione e implementando il personale preposto ai controlli. E soprattutto continuando con una campagna di sensibilizzazione, formazione e informazione su salute e sicurezza sul lavoro che parta addirittura dalle scuole. Questo tema deve fare parte del bagaglio civico di ogni cittadino, di ogni persona, di ogni gruppo sociale. Noi la chiamiamo cultura della vita, e supera addirittura il concetto di cultura della sicurezza: perché la sicurezza non deve essere considerato un costo, perché il profitto e la velocità non sono valori assoluti, perché quando non si è sicuri che tutto possa andare bene bisogna avere il coraggio di fermarsi. Perché, in meno di un minuto, non si debba rischiare la propria vita.