Non solo la proposta organica per la riorganizzazione di tutto il sistema di residenzialità e per la riforma delle Ipab – presentata unitariamente nell’aprile del 2021 all’assessore Manuela Lanzarin – non trova nessun riscontro nella delibera della giunta regionale di un mese fa, ma le Organizzazioni Sindacali sono state anche escluse dai Gruppi di lavoro per la definizione dei “nuovi standard assistenziali”, costituiti con i Decreti della Direzione Servizi Sociali la settimana scorsa, dove trovano invece spazio le rappresentanze datoriali.
Per questo Cgil Cisl e Uil Veneto chiedono alla Regione il tempestivo inserimento nei gruppi di lavoro e di riattivare urgentemente un confronto per recepire le proposte di modifica della Delibera.
I segretari generali Tiziana Basso, Gianfranco Refosco e Roberto Toigo denunciano il muro di gomma della Regione su un tema sul quale le organizzazioni sindacali si battono da anni e sottolineano come il tema Rsa non possa continuare a essere oggetto di singoli atti estemporanei.
«Il potenziamento del sistema sociosanitario nazionale e veneto – spiegano i tre segretari – è per noi un obiettivo fondamentale per garantire compiutamente il diritto universale alla salute di una popolazione con un’età media sempre più elevata. Per questo più di un anno fa, in piena pandemia, avevamo inviato unitariamente una proposta organica per la riorganizzazione di tutto il sistema di residenzialità e per una riforma delle Ipab, che in Veneto attendiamo da vent’anni. Proposta che però non vediamo recepita neanche in minima parte nella Delibera regionale 996/2022.
Nel dettaglio la delibera prevede l’aumento delle impegnative di residenzialità di 3.000 unità spalmate in tre anni, fino a coprire l’87% della platea di potenziali beneficiari. È necessario arrivare alla copertura del 100% del fabbisogno; inoltre manca un incremento dei posti letto riservati all’Alta Protezione Alzheimer, agli Stati vegetativi permanenti, ai pazienti SLA».
E’ prevista una quota sanitaria unica del valore di 52 euro giornaliero (prima le quote erano due: 49 euro per la bassa intensità e 56 euro per la media intensità), con la conseguente parificazione degli standard assistenziali, mentre la richiesta dei sindacati è di articolare almeno 3 livelli assistenziali (bassa-media-alta intensità) con la relativa copertura economica, per rispondere ai diversi livelli di gravità delle persone non autosufficienti ospiti delle Case di riposo.
In assenza quindi della ridefinizione degli standard assistenziali, organizzativi e strutturali e senza una previsione di incremento degli organici, già molto carenti, si rischia di scaricare sui lavoratori e sulle lavoratrici ulteriori carichi e orari di lavoro e sugli ospiti una qualità dell’assistenza inadeguata ai bisogni.
Inoltre, la parificazione della Retta alberghiera (a carico degli assistiti) alla Quota sanitaria (a carico della Regione) può produrre un aumento significativo dei costi sulle famiglie.
«Da tempo – aggiungono Basso, Refosco e Toigo – insieme alle nostre categorie che rappresentano gli anziani e i lavoratori del settore, chiediamo alla Regione un salto di qualità nella programmazione, nel finanziamento e negli interventi necessari in questo ambito strategico, viste le crescenti difficoltà economiche delle strutture che gestiscono i servizi, evidenziando lo straordinario contributo che tutti gli operatori forniscono quotidianamente per garantire cura e assistenza. Per questo ci rivogliamo di nuovo alla Regione con queste richieste e, più in generale, per la definizione delle modalità di attuazione in Veneto del potenziamento dell’intera filiera dell’assistenza territoriale, previsto dalle Missioni 5 e 6 del PNRR e dal DM 77».