La ricerca UILCA Veneto: crescita effimera

Crollo delle partite IVA, mancanza di un settore bancario a sostegno degli investimenti, ripresa effimera e che non produce sviluppo. E’ un quadro a tinte fosche quello che viene fuori dalla ricerca commissionata dall’Osservatorio Economico Sociale della UILCA Veneto e realizzata da LAN Local Area Network di Luca Romano.

«Questo Osservatorio Economico Sociale della UILCA – spiega il responsabile veneto Stefano Veronese – si caratterizza per una connotazione distintiva: l’impatto sociale dei cambiamenti economici e del lavoro”. Ed ecco dunque gli elementi principali della ricerca.

Un primo elemento è quello demografico: nel 2020 per la prima volta dagli anni Cinquanta quando ci fu la seconda ondata emigratoria, il Veneto entra in territorio negativo, seppure contenuto allo – 0,5%, un segnale che ha ripercussioni sia sul ricambio nel mercato del lavoro che sulla struttura del welfare al servizio delle persone.

Dopo la demografia delle persone il secondo allarme è rivolto alla demografia delle imprese, che nel 2020 ha mostrato che il lavoro autonomo e la terziarizzazione non sono a espansione infinita (anche se nel 2021 stiamo assistendo a una ripresa): però 2.091 partite IVA in meno l’anno scorso, non solo di società di persone ma anche di società per azioni, con le sole eccezioni delle riparazioni (anche questo è un segnale di crisi) e, comprensibilmente, del settore socio – assistenziale e sanitario.

Terziarizzazione. Abbiamo puntato l’indice su un settore “Attività professionali, scientifiche e tecniche”, che ha perso 1.183 partite IVA (- 16,6% sul 2019): è un dato impressionante, contro intuitivo sapendo che l’economia della conoscenza sta crescendo. Il punto è come sta crescendo?

Probabilmente stiamo assistendo a un processo di razionalizzazione industriale del lavoro professionale correlato alla digitalizzazione. Lo si vede anche dalla fascia di età più colpita, quella 36 – 50 anni di partite IVA.

L’Osservatorio sarà molto attento a questo processo che interessa tutto il terziario, che non sarà più indefinitamente espansivo nell’assorbire il secondario, sia nella forma del lavoro autonomo, sia nel lavoro dipendente nei settori dei servizi, commercio e turismo. 

Il segno di una possente ristrutturazione caratterizza anche una sezione speciale dell’Osservatorio che sarà stabilmente dedicata al settore del credito, delle assicurazioni e dei servizi finanziari. Lo sappiamo da tempo, almeno dalla crisi del 2009 che l’espansione e la stabilità di questi settori non è più garantita dai cambiamenti economici, aggregazioni e ristrutturazioni lo stanno interessando e interesseranno. Dal 2010 gli occupati veneti nel credito sono diminuiti del 15,1%, gli assicurativi del 5,9%, c’è una crescita delle attività ausiliarie su numeri comunque più contenuti.

I depositi bancari. Sappiamo che nel 2020 sono aumentati del 13,9% rispetto al 2019, in alcune aree della nostra regione, in modo estremamente consistente (Verona e Vicenza). Naturalmente il blocco ai consumi ha giocato la sua parte. Ma l’altro dato è l’incertezza e la paura del futuro. Oggi tutta la società è attraversata da processi di ristrutturazione che rendono insicuri, l’insicurezza a sua volta aumenta il senso di isolamento e l’egoismo e, abbiamo visto, il lavoro non è più “naturalmente” fonte di integrazione e di stabilità.

La povertà aumenta (+ 32% di richieste di Reddito di Cittadinanza in Veneto rispetto al 2019) ma è meno visibile proprio in quanto non circoscritta ma diffusa, con molti di quelli che sono stati definiti “profili insoliti” (anche laureati, lavoratori autonomi, imprenditori). L’Osservatorio avrà una sezione di monitoraggio anche di questo processo, perché sarà sempre più collegato alla necessità di una concertazione sociale delle risposte che non lasceranno fuori banche e assicurazioni per mutualismo e microcredito. 

A margine della presentazione, le considerazioni di Renato Mason, segretario della CGIA di Mestre: «C’è nel nostro Veneto una particolare gravità di diminuzione di lavoratori indipendenti: partite IVA, liberi professionisti… sono 45mila in meno. Il miracolo del Nordest era nato proprio su questa base. La ripresa nel nostro Paese è più veloce del previsto. Ma teniamo conto di possibili ostacoli: credito, costo delle materie prime, costo del denaro. Potrebbero risalire i tassi di interesse. E sul mercato del lavoro c’è una discrasia tra domanda e offerta del mondo del lavoro. Decine di migliaia di posti di lavoro da coprire».

Roberto Toìgo, segretario generale UIL Veneto, apprezza che si possa discutere su numeri certi. «Non possiamo fare politica sui mi piace… Ci servono dati sulla situazione reale. Si cambia opinione a seconda della ricerca del consenso. I dati che emergono da questa ricerca – necessari per compiere delle scelte – sono inequivocabili: la crescita non è strutturale, è una reazione all’anno e mezzo di pandemia, le spese che registriamo non sono investimenti. E ricordiamo che prima del Covid la situazione non era mica rosea. Il covid – con la cassa integrazione, gli ammortizzatori sociali, il reddito di cittadinanza – ha congelato la situazione, nulla è stato risolto. Abbiamo un’opportunità, che è quella del PNRR. Ma non abbiamo, a livello regionale, una regia chiara di come e dove utilizzare le risorse. Faccio un esempio: in Veneto, nel 1990, il numero di ventenni era il triplo rispetto a oggi. E’ un segnale che il mondo sta cambiando e dobbiamo decidere cosa fare: dobbiamo investire sulle strade o sulle residenze per anziani? Voglio dire che dobbiamo avere il coraggio di fare delle scelte che tengano conto delle mutate esigenze della nostra realtà sociale. Siamo una regione che produce poco, che non produce ricchezza vera. Se non sapremo utilizzare le risorse del PNRR per creare crescita, non ne verremo fuori. Sul mercato del lavoro, insistiamo con la proposta di creare una piattaforma per favorire domanda e offerta. Uno strumento a disposizione delle aziende, delle istituzioni e dei sindacati per capire esattamente quali sono le professionalità richieste (e disponibili) e quali quelle da creare o riprofessionalizzare».