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Modello veneto è sano, ma il massimo profitto non può essere l’unico obiettivo

«A Schio una frode all’erario da 5 milioni di euro per omessi versamenti e per reati su salute e sicurezza sul lavoro. Nel Padovano il caso di caporalato a Trebaseleghe, che vede coinvolta una delle aziende di punta del tessuto imprenditoriale veneto. E come triste sottofondo, la conta degli infortuni sul lavoro, fermo a 35 fino alla manifestazione unitaria di Cgil Cisl e Uil a Vicenza della settimana scorsa e che, nel frattempo, è salita a 38. Quello che sta accadendo in Veneto è inaccettabile, dobbiamo cambiare rotta».

Roberto Toigo, segretario generale di UIL Veneto, richiama tutte le parti in causa – aziende, associazioni datoriali, istituzioni – alla responsabilità.

«È da mesi che ripeto che dovevamo farci ritrovare pronti per la ripartenza. Non era difficile immaginare che con l’avanzare della campagna vaccinale la situazione sarebbe tornata, se non alla normalità, almeno sotto controllo. È ho fatto – in tutte le occasioni, pubbliche e private, una richiesta: di non cedere alla fretta. Le aziende non possono pensare di recuperare quanto perduto durante la pandemia in pochi mesi. Capisco la necessità di risalire la china, ma questa ansia non può andare a discapito degli investimenti sulla sicurezza, dell’attenzione e del rispetto delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, delle regole e della legalità. Registrare nel 2021 forme di caporalato in aziende che sono conosciute in tutto il mondo è inaccettabile. Contare gli infortuni sul lavoro perché mancano investimenti nella formazione, nella prevenzione, nell’utilizzo dei dispositivi di sicurezza, rappresenta una sconfitta, una macchia per il tessuto produttivo nella nostra regione. Il modello veneto è un’altra cosa e non possiamo permettere che le mele marce guastino la realtà: che è fatta da imprenditori capaci, da lavoratori professionali, da persone dedite al lavoro con serietà e impegno».

Nei mesi scorsi si è molto dibattuto sulla mancanza di manodopera, sulla difficoltà delle aziende a trovare lavoratori.

«Ma i nostri uffici – aggiunge Toigo – le nostre categorie, ricevono centinaia di richieste da parte di persone in cerca di occupazione. Com’è possibile che questa domanda così forte non si incontri con chi è alla ricerca di lavoro? Basta scorciatoie, basta illegalità. Noi ribadiamo la nostra proposta: un progetto per favorire l’incontro tra domanda e offerta. Una piattaforma di semplice utilizzo, in cui le aziende possano inserire le loro richieste e i lavoratori possano elencare le proprie competenze e capacità. Una forma di trasparenza che permetterebbe di trovare le persone giuste per certi incarichi. Sarebbe inoltre facile capire quali sono le esigenze delle nostre aziende industriali e artigiane, e si potrebbero creare percorsi di formazione o riprofessionalizzazione utili e mirati. E soprattutto si toglierebbero alibi a chi decide di ricorrere al lavoro nero, allo sfruttamento, all’illegalità. Siamo già entrati nel merito con le associazioni artigiane e stiamo compiendo bei passi in avanti».

In questo percorso, il sindacato avrebbe il compito di accompagnare le persone in cerca di occupazione o di ricollocazione. Inoltre potrebbe vigilare sul rispetto delle regole e della dignità dei lavoratori nelle aziende: dove il sindacato è bene organizzato, è più difficile che si verifichino casi come quelli denunciati in questi giorni. Comunque invitiamo chi è a conoscenza di situazioni sospette a denunciarle».

Certamente ci vuole uno sforzo comune. «È trascorso un mese – ricorda in conclusione il segretario generale di UIL Veneto – dalla firma dell’avviso comune tra Governo e sindacati sul blocco dei licenziamenti e sull’utilizzo della CIG. Subito dopo, assieme a Cgil e Cisl, avevamo incontrato Confindustria Veneto, per declinare su scala regionale – e rafforzare – quell’accordo. Siamo ancora in attesa di una bozza: abbiamo il fondato sospetto che non arriverà mai. E nel frattempo, una categoria importante come quella dei metalmeccanici, ha già proclamato due ore di sciopero».